“Quando abbiamo saputo via e-mail che la fabbrica era stata chiusa siamo arrivati davanti ai cancelli, li abbiamo forzati e ci siamo ripresi lo stabilimento proclamando l’assemblea permanente” racconta Marco Tavano, uno dei 422 operai della GKN Driveline di Firenze che dal 9 luglio sono in mobilitazione.
La GKN è parte dell’indotto FIAT e produce semiassi per molti modelli e, come tutte le fabbriche del settore automobilistico, il lavoro è sempre stato a ondate, spesso gestite grazie agli ammortizzatori sociali.
La GKN si trova a Campi Bisenzio, un importante snodo industriale dove le larghe strade percorse da centinaia di TIR corrono lungo fabbriche e a ridosso di grande centro commerciale, il tutto a pochi chilometri dall’uscita autostradale.
“Da 25 anni lavoro qui e nonostante gli alti e bassi siamo sempre riusciti a mantenere il livello occupazionale. Oggi siamo concentrati nel salvare lo stabilimento. Se dovesse andare male sarebbe un problema cercare un altro lavoro. Ho un mutuo e una famiglia” racconta Michele Di Paola, un altro operaio presente al presidio che insieme agli altri alterna giorno e notte tra casa e fabbrica per proseguire la mobilitazione.
“Da quando è cambiata la società siamo abituati a questi toni irrispettosi nei confronti dei lavoratori, siamo sempre stati trattati in questo modo dall’azienda, ora lo fanno anche con il Ministero, il sindaco e il presidente della Regione”, commenta Matteo Moretti, delegato FIOM della fabbrica che insieme al segretario nazionale Michele De Palma erano presenti al tavolo di trattativa.