Classi in quarantena? L’alternativa c’è

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Da inizio scuola sono già centinaia le classi in quarantena. Ma con la mutata situazione Covid dovrebbero mutare anche le regole. L’esempio tedesco.

Leggo che in Italia ci sono già diverse centinaia di classi in quarantena. La situazione epidemiologica però è diversa da quella dell’anno scorso, quando la percentuale di vaccinati era ancora molto bassa, per cui non si capisce perché a situazione mutata non si mutano anche le regole. Magari guardare a quello che fanno gli altri può aiutare (e non perché gli altri fanno sempre bene, ma perché lo scambio di esperienze fa bene a tutti).



In Assia (uno dei Länder della Germania, dove vivo), funziona così: i bambini (a partire dalle elementari) fanno il test veloce due volte a settimana a scuola (lo fanno da soli, sotto la supervisione di un insegnante). Se uno dei test dà risultato positivo, si chiamano i genitori, il bambino in questione viene portato a casa e sottoposto a PCR. Nel frattempo il resto della classe fa normale lezione. Se anche il PCR conferma l’infezione da Covid, viene informato l’ufficio sanitario territoriale competente che decide di volta in volta (alla luce della situazione epidemiologica locale) il da farsi. Nella scuola di mio figlio, per esempio, ci sono stati alcuni casi e le classi in questione hanno continuato ad andare a scuola normalmente con l’unica prescrizione di fare il test veloce ogni giorno per due settimane e qualche altra piccola precauzione, come la sospensione della lezione di nuoto per 2 settimane.

La strada dei tamponi regolari nelle scuole sembra funzionare, perché consente di tracciare efficacemente le infezioni e bloccare sul nascere i focolai. Da qualche settimana poi i bambini e ragazzi sono stati forniti di un “Quaderno dei test” dove l’insegnante annota l’esito dell’esame: il quaderno ha valore di certificazione, per cui i bambini sono “coperti” anche per altre attività che richiedono il vaccino o l’esito negativo del tampone (insomma l’equivalente del green pass), come l’attività sportiva extrascolastica, il cinema o il ristorante.



È la soluzione perfetta? Non lo so, ma in una situazione inedita come quella che stiamo vivendo si va avanti anche a tentativi, si battono strade diverse e a mano a mano che la situazione epidemiologica muta bisogna anche avere il coraggio di modificare le regole, senza affidarsi ad automatismi che rischiano di farci precipitare in una situazione come quella degli scorsi due anni.



Due anni fa il vaccino non esisteva e non si sapeva se e quando lo avremmo avuto, e l’anno scorso la campagna vaccinale era ancora agli inizi. In quelle condizioni era probabilmente sensato in via precauzionale mandare tutta la classe in quarantena alla prima infezione. Si valutava infatti che i bambini tornando a casa avrebbero potuto infettare genitori e soprattutto nonni non ancora vaccinati, e dunque esposti a un rischio potenzialmente letale. Oggi i nonni e anche gran parte dei genitori sono vaccinati, e chi ancora non lo è (al netto naturalmente dei casi di persone che per ragioni di salute non possono vaccinarsi), non lo è per scelta propria e non può continuare a pretendere che il resto della società, a partire dai bambini e dai ragazzi, continui a farsi carico di un dovere di protezione nei suoi confronti.