Il 25 aprile e la grande omissione di Giorgia Meloni

Categorie: Contrappunto, Politica

La presidente del Consiglio dimentica di omaggiare chi ha consentito la Liberazione dell’Italia dal regime nazifascista.

In molti anni osservato che le parole di ieri di Giorgia Meloni sono “un passo in avanti” nel percorso di presa di distanza della leader di Fratelli d’Italia dalla storia del fascismo alla quale il suo partito è legato da un filo di continuità che passa attraverso il Movimento sociale italiano. La presidente del Consiglio, infatti, ha scritto: “Nel giorno in cui l’Italia celebra la Liberazione, che con la fine del fascismo pose le basi per il ritorno della democrazia, ribadiamo la nostra avversione a tutti i regimi totalitari e autoritari. Quelli di ieri, che hanno oppresso i popoli in Europa e nel mondo, e quelli di oggi, che siamo determinati a contrastare con impegno e coraggio. Continueremo a lavorare per difendere la democrazia e per un’Italia finalmente capace di unirsi sul valore della libertà. Viva la libertà!”. Capiamo che la zavorra è pesante, e che dunque i passi in avanti non possono che essere piccoli. Capiamo, ma non ci basta. Perché quel filo che la lega a quella zavorra andrebbe non trascinato a fatica, passetto dopo passetto, ma semplicemente tranciato di netto.



Nelle parole di Meloni c’è infatti una grande omissione, e si sa che le cose che non si dicono spesso valgono molto di più di quelle che si dicono. Perché la Liberazione in Italia si festeggia proprio il 25 aprile? Perché il 25 aprile del 1945 è il giorno in cui il Comitato di liberazione nazionale Alta Italia proclama l’insurrezione generale, che doveva iniziare appunto nella notte fra il 25 e il 26 aprile. È dunque una iniziativa della Resistenza antifascista che dà il via alla Liberazione dell’Italia, che poi avverrà nei giorni e nelle settimane successive nelle diverse città con il fondamentale intervento degli Alleati. Il 25 aprile non si festeggia dunque la generica “fine del fascismo” ma esattamente quell’insurrezione antifascista – condotta da coloro che nei vent’anni precedenti il regime aveva perseguitato – che la rese possibile e che pose le basi per la futura Repubblica democratica. È attorno a questo, come ha sottolineato il presidente Mattarella, che il nostro Paese dovrebbe trovare unità.