A un anno dalla “fine della guerra” in Afghanistan si continua a morire

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Almeno ventuno morti in un attentato in una moschea di Kabul. Emergency: “Tra le vittime, ci sono dei bambini”.

Almeno ventuno persone sono rimaste uccise e molte altre ferite in seguito a una potente esplosione avvenuta nella moschea Abu Bakr al Siddiqi di Kabul. L’esplosione si è verificata durante la preghiera della sera. Si parla di almeno 20 morti, fra cui l’Imam della moschea.



Emergency su Twitter ha spiegato che 27 persone sono giunte nel loro ospedale in seguito all’esplosione: tre di queste sono decedute. Questo, mentre scriviamo (le ore 22 italiane, ndr) il bilancio delle ammissioni al Centro chirurgico per vittime di guerra di Emergency a Kabul a seguito dell’attentato.

Il 15 agosto 2021, esattamente un anno fa, l’Afghanistan ha assistito alla salita al potere dei talebani dopo settimane di escalation dell’offensiva lanciata in seguito all’abbandono delle forze internazionali. Oggi, come dimostra l’ultimo attentato, il Paese si trova vicino al collasso, colpito da una crisi economia devastante, dall’aumento della povertà, del bisogno di servizi essenziali e della criminalità.



Più di 23 milioni di afgani sono a rischio di grave insicurezza alimentare a causa di oltre 40 anni di guerra, dei devastanti effetti del cambiamento climatico e disastri naturali, dell’isolamento e delle sanzioni internazionali, del congelamento delle riserve afgane all’estero e della conseguente crisi bancaria e finanziaria, dell’inflazione con l’aumento di circa il 50 percento dei prezzi di cereali e carburante.

Oggi, secondo la Missione di assistenza delle Nazioni unite in Afghanistan, almeno il 59 percento della popolazione necessita di assistenza umanitaria, 6 milioni di persone in più rispetto all’inizio del 2021.





Un anno dopo la guerra si è formalmente conclusa ma non sono sparite le vittime. Sulle oltre tremila ammissioni nell’ospedale di Kabul da agosto 2021 le vittime di guerra rappresentano ancora il 93,5 percento dei pazienti spiegano da Emergency. Per l’80 percento, oltre duemila casi, si tratta di feriti da arma da fuoco, ma si registrano anche feriti da armi da taglio, ricollegabili all’aumento della criminalità; per il 5 percento continuano a essere ammessi anche feriti da mine e ordigni inesplosi. Sui tremila casi, oltre 400 – più del 30 percento – sono bambini e ragazzi con età inferiore ai 18 anni.

Dopo agosto 2021 continuano gli attentati nella capitale, in particolare attacchi terroristici ai danni di luoghi di culto e istruzione ad opera di gruppi armati o provocati da esplosioni di IED, Improvised Explosive Device, ordigni improvvisati.

“Nel nostro centro chirurgico per vittime di guerra a Kabul” spiega Stefano Sozza, Country Director di Emergency in Afghanistan “riceviamo quotidianamente feriti da arma da fuoco, da proiettili a schegge, da arma da taglio, soprattutto coltellate, da esplosioni di mine e ordigni improvvisati. Il Paese soffre le conseguenze di un lunghissimo conflitto che ha minato il suo futuro.”

“Con l’uscita delle forze internazionali i problemi dell’Afghanistan non sono affatto terminati. In questo anno abbiamo continuato a vedere morti e feriti tra i civili, e una popolazione stremata dalla povertà e dalla certezza di essere stata abbandonata dalla comunità internazionale. Noi siamo rimasti per fornire assistenza agli afgani” spiega Rossella Miccio, presidente di Emergency.

“Il numero di vittime di guerra” sottolinea Stefano Sozza “è diminuito in alcune aree, ma sono emersi anche altri bisogni: nel Centro chirurgico di Lashkar-gah abbiamo aperto i criteri di ammissione anche alla traumatologia civile e da agosto 2021 a oggi abbiamo ricevuto per oltre il 40 percento bambini con età compresa tra i 6 e i 14 anni vittime di incidenti di vario genere. Con l’aggravarsi della crisi economica emergono nuovi bisogni sanitari che evidenziano una generale difficoltà nell’accesso alle cure a causa delle condizioni in cui versa la popolazione”.

(credit foto EPA/STRINGER)

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