“La mia vita sotto protezione per aver rifiutato di vendere il libro della Meloni”

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Da tre anni luogo di aggregazione e di cultura, la libreria di Alessandra Laterza è diventata un punto di riferimento nel quartiere romano di Tor Bella Monaca. A seguito della scelta di non commercializzare il libro della leader di Fratelli d'Italia, la libraia è stata vittima di minacce.

Tra i grattacieli di Tor Bella Monaca, in uno dei porticati che si snoda sotto le torri da quindici piani che caratterizzano lo skyline del quartiere romano, sorge una piccola libreria che è diventata in pochi anni un punto di riferimento per le attività culturali di questa zona. Alessandra Laterza ne è fondatrice e principale animatrice. Organizza eventi, manifestazioni per bambini, dibattiti e laboratori didattici, in un quartiere che registra i più alti tassi di abbandono scolastico nella Capitale, tra i più alti in Europa. Qualche settimana fa la donna è salita alle ribalte delle cronache per aver pubblicamente dichiarato di non voler vendere il libro di Giorgia Meloni. Per questo motivo è stata minacciata e la Digos ha deciso di garantirle una protezione.



“Non pensavo che una semplice affermazione di libertà – ricordiamo che si tratta di un negozio privato – avrebbe avuto simili conseguenze” racconta Laterza. “Ho ricevuto attacchi pesanti, insulti e vere e proprie minacce. Hanno addirittura minacciato di dare fuoco alla librearia”. Una situazione che non ha impedito alla donna di continuare le attività e di ricevere attestati di vicinanza e stima dalla maggior parte degli abitanti del quartiere. “È un luogo inclusivo, qua ci viene anche il figlio dello spacciatore che magari si definisce fascista, perché lo sente dire a casa. Io non chiudo le porte a nessuno ma sono libera di decidere che cosa vendere”, conclude Laterza.

Solo una settimana fa, anche nel quartiere delle torri, si sono tenute le primarie del Partito Democratico. Tra i candidati anche la libraia in appoggio a Giovanni Caudo. “L’affluenza qui è stata molto bassa”, ammette Laterza, commentando la partecipazione di 1800 persone alle urne sulle 280mila residenti in questa periferia. “Noi la politica la facciamo tutti i giorni, con i corsi di sicurezza stradale, insegnando la bellezza di un libro, facendo emergere il disagio di un bambino” dice. “Va ricreata una coscienza di base, manca la scuola politica che si faceva una volta, ci vuole una conoscenza che ci consenta di dire da che parte si sta”.