“Il sì alla pace passa per la condanna della Russia e la solidarietà con chi resiste”

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Crescono le adesioni all'appello di MicroMega "Pace subito, solidarietà con l'Ucraina, Putin go home".

Il 24 febbraio, con l’inizio dell’aggressione russa, ho dato per scontato che l’unica reazione unanime sarebbe stata di vicinanza agli aggrediti e condanna degli invasori. Non è stato così.
Le violenze sui civili e le minacce atomiche del Cremlino non hanno fatto altro che moltiplicare il panico, i distinguo, le reprimende contro le vittime, i vacui inviti a una pace astratta e inservibile.
Di fronte al coraggio degli ucraini che resistevano, si sarebbe potuto pensare che quella loro forza d’animo avrebbe commosso e convinto anche i più spaventati. Invece quel coraggio è stato accolto con fastidio e manipolato per ritorcerlo contro gli ucraini: fanatici, bellicisti, nazionalisti, nazisti…
Né sono bastate le stragi, le torture e i bombardamenti indiscriminati. Anzi sempre più voci si sono levate a dire che erano gli ucraini a volere la guerra, a trascinarci in un conflitto mondiale.
C’è nelle reazioni diffuse di astio anti-ucraino, nei vuoti appelli al negoziato e alla pace, una distorsione cognitiva, una ritrosia a venire a patti con il dato di realtà e ad accettare che metta in crisi credenze e schemi mentali. Per continuare a raccontarsi una storia rassicurante, si è costretti a deformare i fatti. Secondo questa mistificazione, non si è in presenza del più limpido esempio di guerra d’invasione, con una potenza imperialista e autoritaria che attacca uno stato sovrano retto da un governo democratico. Per chi invoca il disarmo degli ucraini, il negoziato e la pace, si starebbe giocando una guerra simmetrica tra due potenze contrapposte, altrettanto tracotanti e colpevoli, entrambe dominate da élite speculari e identiche, ugualmente impegnate a usare i rispettivi popoli come carne da cannone.
Ma questa guerra oggi non esiste. Non esiste alcun campo d’onore ai cui capi opposti siedano due caricature di re o tiranni. Né esiste una pace avulsa dalla realtà: essa trae significato solo dalla relazione con altri valori fondamentali: fratellanza, libertà, giustizia… Ma se si spezzano le relazioni, se si fa della pace un feticcio assoluto e la si colloca in una teca museale, si finisce per ucciderla; e la sua carcassa imbalsamata può servire a ogni scopo, anche il più laido e feroce. Così, anche i combattenti di ogni lotta di liberazione diventano potenzialmente criminali. Per questi motivi, l’unico “sì” sensato alla pace, l’unico “no” onorevole alla guerra, è il no all’invasione russa. È un “no alla guerra” che non passa attraverso la colpevolizzazione della vittima, non pretende che gli aggrediti cessino di difendersi o addirittura che vengano disarmati, come molti vorrebbero in nome di una presunta pace che è solo resa incondizionata a una dittatura genocidaria e al suo progetto di sopraffazione. È un sì alla pace che passa necessariamente per la condanna ferma e senza ambiguità della Russia, che questa guerra l’ha scatenata e che non ha esitato a colpire la popolazione civile, nella maniera più barbara e nel più assoluto disprezzo di ogni valore umano.