REPORTAGE | Così Kiev è precipitata nel buio della guerra

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Il racconto del primo giorno di guerra. Di un giorno che finirà nei libri di storia. Il 24 febbraio 2022.

Aeroporto internazionale di Kiev. Tardo pomeriggio del 23 febbraio. Il volo da Roma atterra in perfetto orario. Il primo sms che ricevo sul numero telefonico italiano è dell’ambasciata. Dice di lasciare immediatamente il Paese, «con qualsiasi mezzo». Nonostante ciò, niente lascia presagire quello che accadrà poche ore dopo. Molte persone partono, pochi arrivano. La città, vista dal taxi che mi porta in hotel, è serena. Le strade sono piene di gente, c’è traffico, i negozi sono ancora aperti. I monumenti di Kiev sono illuminati. Precipiteranno, poche ore dopo, nel buio della guerra.



Mi addormento leggendo le notizie che arrivano dal Donbass e dal confine est, dove l’attacco russo sembra da giorni imminente. Ma Kiev è lontana. «Ci vorrà qualche giorno prima che la Bielorussia entri di fatto in guerra e possa attaccare da nord» mi dico, sapendo che il 28 febbraio al parlamento di Minsk si voterà una risoluzione che revocherà lo status di «Paese neutrale». Bum!
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