Prigozhin, “Al Cremlino è in atto un logoramento, presto per dire che siamo all’inizio della fine”

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Che cosa ha significato la scelta di Prigozhin? Quali obiettivi aveva?
Partiamo dal profilo di Evgenij Prigozhin. È un imprenditore di attività di catering (da qui  il soprannome “il cuoco di Putin”) che possiede anche una rete di società, accusate di diffondere fake news e di interferire nei processi elettorali dei Paesi occidentali. Capo dei mercenari di Wagner, ha dimostrato di essere indispensabile per portare a termine “lavori sporchi” in diverse aree geopolitiche, come in Siria e attualmente in Ucraina.
Ci vorranno alcuni giorni/settimane per avere maggiori informazioni sulla vicenda della “marcia della giustizia” verso Mosca, ma è plausibile ritenere che la sua decisione sia stata una reazione alla notizia del decreto presidenziale di Vladimir Putin che intende incorporare i mercenari nell’esercito russo. Evidentemente, ha pensato che questa decisione lo avrebbe indebolito non solo sul piano militare (come organizzazione para-militare per la risoluzione di conflitti), ma anche su quello politico, diventando un “subordinato” del suo acerrimo nemico: il ministro della difesa Sergej Shoigu.
Ha, quindi, provato ad attuare un colpo di Stato, non avendo più nulla da perdere. Tuttavia, senza il sostegno militare e dell’apparato della sicurezza, ha compreso che la situazione poteva peggiorare e ha deciso di accettare la proposta del presidente bielorusso, Aleksandr Lukashenko, che lo conosce da vent’anni.



Come ha interpretato il discorso di Putin in questo frangente?
Fedele alla sua narrazione politica. Riferimenti storici (1917), rivisitati strumentalmente, oltre a un tono fermo e deciso, come il discorso del febbraio del 2022 che ribadisce quanto sia importante la coesione nazionale dinanzi ai tentativi dei traditori della Patria. Non è entrato nel dettaglio di chi fossero questi traditori, non avendo mai menzionato Prigozhin.

Dopo la negoziazione tra Lukashenko e Prigozhin, quali scenari si aprono adesso per la Russia? E che effetto avrà sui movimenti dissidenti russi?
Per quanto riguarda i dissidenti russi, credo che questa vicenda costituisca ulteriormente l’esempio di quanto sia difficile scardinare la “verticale del potere” putiniano, sebbene abbia dimostrato profonde crepe e fibrillazioni. I problemi del passato rimangono. Ci sarà una nuova ondata di politiche repressive in previsione delle prossime elezioni presidenziali del marzo 2024. Per i dissidenti all’estero come Gerry Gasparov, Prigožin sembrava un’opportunità da cavalcare per destituire Putin e ha invitato i liberali russi ad appoggiarlo. Per quanto riguarda gli scenari futuri, Putin può ora capitalizzare elettoralmente quanto è accaduto. Può dimostrare, ancora una volta, che è l’unico “Salvatore della Patria” in fasi di crisi: stabilità, ordine, patria sono sempre stati i suoi principi. Se il generale Gerasimov e il ministro Shoigu rimarranno saldamente al comando, con Prigozhin all’estero e parte dei mercenari inclusi nell’esercito russo, credo che non si debba escludere del tutto che Putin sia uscito politicamente rafforzato, quanto meno nel breve e medio periodo. Certo, l’immagine all’estero è fortemente indebolita.  Vedremo nei prossimi mesi se riuscirà ad evitare altri “smottamenti” o è semplicemente l’inizio della fine dell’era putiniana.



Quali effetti avrà questa vicenda nella guerra in Ucraina?
Intanto, 24 ore non sono state sufficienti agli ucraini per avvantaggiarsi sul terreno militare. Ora si tratta di capire come sarà riorganizzata la struttura e la gerarchia di comando dell’esercito russo in presenza di mercenari, altamente qualificati. Credo che Putin intenda proseguire la “guerra di logoramento” dell’Occidente, ma quanto è successo in questi giorni ha dimostrato che un altro logoramento è in atto nel Cremlino.

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CREDITI FOTO: © Pool /Wagner Group/Planet Pix via ZUMA Press Wire