L’Iliade al femminile di Marilù Oliva

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Il poema omerico rivisitato in chiave femminile, con la guerra narrata dalle dee.

Con L’Iliade cantata dalle dee Marilù Oliva chiude la trilogia epica cominciata con la riscrittura dell’Odissea e proseguita con quella dell’Eneide di Virgilio, dove ha messo in atto un ribaltamento delle prospettive: nei suoi romanzi epici sono le donne a narrare. Nell’Odissea erano ninfe, dee, principesse, maghe, schiave e regine a noi note (Calipso, Atena, Nausicaa, Circe, Euriclea, Nausicaa, e Penelope); nell’Eneide c’è stato un cambiamento sostanziale: Didone si è sostituita ad Enea e ha proseguito il viaggio al suo posto, portando avanti lo stesso percorso virgiliano. Le tappe, gli incontri, i passaggi sono gli stessi dei poemi originari e forse è per questo che i suoi romanzi sono molto adottati nelle scuole. E ora c’è l’Iliade, dove sono le dee a cantare, invocate da Creusa, che verrà di lì a poco inghiottita nella notte. Forse. Perché Marilù Oliva capovolge il mito con una straordinaria opera di divulgazione culturale e di rilettura nel rispetto della tradizione ma con un occhio alla modernità.
Quello che maggiormente colpisce e convince di questa Iliade (come delle precedenti opere che compongono la trilogia) è il coraggio dell’autrice di non fermarsi a una mera semplificazione dell’originale (come già da molti, troppi altri è stato fatto) ma di addentrarsi, pur nel rispetto dell’opera omerica, nella ricerca di contenuti attuali, liberi da condizionamenti legati agli stereotipi propri di epoche storiche in cui la misoginia era elemento fondante della mentalità.
In sostanza Oliva sembra porsi la domanda: questo capolavoro della letteratura mondiale può e deve essere letto da donne e uomini del nostro tempo? Il suo messaggio è talmente universale da poter essere apprezzato e interpretato alla luce di una società moderna e in continua evoluzione? C’è un fil rouge che lega i conflitti di ogni epoca?
La risposta, naturalmente è sì. Perché è questo che i pilastri della letteratura riescono a fare, collegare donne e uomini di epoche diverse grazie a tematiche che non temono lo scorrere del tempo. E questa guerra dalla fama millenaria che tinge di rosso le acque dello Scamandro, coi suoi massacri e i suoi colpi bassi, non è molto differente dalle ostilità che, anche oggi, stanno devastando parte del mondo.
Le donne ci raccontano l’altra metà del mondo, della guerra, dei sentimenti nascosti. Divine e umane toccate dagli dei compongono una saga epica che fa riemergere voci per troppo tempo nascoste. Ma non solo. Da questa riscrittura scopriamo una vera e propria Iliade al femminile, dove – per la prima volta nel mito – si racconta esplicitamente di un amore saffico tra donne – e qui ci accorgiamo di quanto sia vero il concetto che l’uomo ha inventato il mito per capire sé stesso.
Un punto di vista colto, moderno, entusiasmante per scoprire o ri-scoprire gli immortali capolavori della letteratura antica in un’ottica contemporanea.
Ed è grazie al rispetto e alla cultura di cui sopra che i libri di Marilù Oliva hanno convinto anche i puristi latinisti e grecisti, pur essendo rivolti a un pubblico trasversale che comprende anche e soprattutto chi non si è mai misurato con la lettura di queste opere fondamentali.
E un’ultima annotazione: ma quanto è bella questa copertina dell’illustratrice lombarda Barbara Baldi? Non riesco a staccare gli occhi da quel volto angelico…