Mahsa, Hadis e le altre: per le donne iraniane in rivolta

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Una poesia dedicata alla "rivoluzione dei capelli al vento" delle donne iraniane del 2022.

Per strada, sui tram, nell’Iran
battuto dai guardiani a caccia di ciocche
color velo ribelle,



le ragazze aspettano che cambino la moda e le teste
per rinnovare il trucco
e rincollare i cocci.

C’è chi le dice votate al suicidio,
malate di nervi, di cuore
come Mahsa, Hadis e le altre già uccise.
Sull’altalena dell’infanzia,
urti morbidi con l’Altissimo.



L’anima in volo pulsava come adesso.
Non sanno che Mahsa, Hadis e le altre
mischiate e dannate in nome del Profeta
sono i nomi spettinati, rinsanguati
di tutte le sue mogli: Aisha, Hafsa e le altre.

Masha, Hadis, Aisha, Hafsa e le altre
con passo leggero, vive e morte,
per corridoi di lettere e calligrammi,
giungono al Calamo, al Libro, al cuore della tribù.
Sono migliaia e migliaia, non si fermano più.





Ogni donna è cara a Dio come un’oasi nel deserto
come la pioggia e le palme da dattero.
Guai a toccarle.
Parla in piazza in antico persiano
un poeta fuori rango, fuori orario.
Le donne sono sorgenti, dolcificano ogni dove.
I capelli, erba medica in combutta col sole.
Sotto il sole, menti nuove.
La mancanza di luce è l’alopecia dei tempi che corrono.
Mettete un fiore tra i capelli di mogli e figlie,
fatele uscire, lasciatele studiare, lavorare
inerpicarsi e correre.
Amano se stesse, la parte di mondo che manca.
Come Huri dagli occhi neri
saranno decisive e indeclinabili,
più belle e pure di momento in momento,
comunque si chiamino o si acconcino.

Ma si sa che non è questione di chiome.
È questione di prendere il potere
per i capelli, il popolo per i fondelli,
tenerli in pugno il più possibile, potere e popolo,
con leggi subalterne sempiterne.

Il codice di Dio non può essere banale, penale o civile.
Il codice di Dio è talmente superiore
da permetterci di credere o di girare i tacchi.

Che fede sarà mai, inculcata come granturco
nel gozzo delle oche?
Il fegato si ammala, la testa dei fedeli va in cirrosi.
Però, sostiene il poeta persiano,
è così che si domina il campo
e anche la rabbia, la miseria e la lentezza
macro e microeconomia
i rapporti inguinali, internazionali.

Ma non sia il Libro rivelato,
il Libro mozzafiato che sprona al bene
a fare da leggio ai verbali dei guardiani.

Chi vede il demonio in un’acconciatura
condanna alla calvizie l’intera umanità.

Chi impone bendaggi a visi e corpi
è un guastatore mummificatore.
Nessuno è Maometto
nessuno è perfetto fino al punto
da risultare invisibile.
Ogni creatura costretta a tanto
è una bestemmia che cammina,
fa tremare le stelle fisse,
l’altra metà di cielo, il cielo intero.

Il poeta persiano è ancora in piazza,
i sandali nella polvere di quello che sarà,
polvere o spiritualità.

 

CREDITI FOTO: D’Alessio/MicroMega

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