L’invasione russa e le sue ripercussioni regionali: la crisi in Moldavia

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La Moldavia sta accogliendo migliaia di rifugiati ucraini. Il Paese rischia però di perdere l’equilibrio che stava faticosamente raggiungendo.

La Moldavia, Paese che sta ospitando il maggior numero di rifugiati ucraini in proporzione alla popolazione, sta cambiando molto velocemente. Da quando il partito pro-europeo Pas (Partito di Azione e Solidarietà) ha ottenuto la maggioranza assoluta in parlamento a luglio 2021, il Paese ha registrato un’accelerazione in campo energetico, nei diritti umani e nello Stato di diritto. Se prima la classe dirigenziale era un rimasuglio della tradizione sovietica, ora è più europea di molti Paesi dell’Ue. Non mancano però gli strascichi.



“Il sostegno a Putin qui in Moldavia è diminuito, ma non abbastanza. Siamo sotto l’influenza permanente dei media controllati dallo Stato russo, ciononostante la resistenza contro la macchina della propaganda russa è al massimo storico. Circa il 70 per cento è filoeuropeo”, spiega Valeriu Pasa, presidente del think tank WatchDog.MD.

ESEMPI DEL CAMBIAMENTO
Il Palazzo presidenziale, tradizionalmente chiuso ai visitatori, oggi è aperto e ospita, tra le altre cose, un centro di raccolta per il riciclo di dispositivi elettronici. La presidente della Repubblica è una donna di 49 anni, Maia Sandu, il capo del governo è un’altra donna, ancora più giovane, Natalia Gavrilița.
Tra i consulenti dell’esecutivo ci sono dei ventenni con carriere impressionanti. Laureati del Collegio d’Europa, il prestigioso istituto di studi europei post-universitari, la cui rettrice è Federica Mogherini. Giovani richiamati in patria giusto qualche mese fa, giusto prima dell’emergenza rifugiati. Una fortuna nella sfortuna. Questi sviluppi sono parte di un esercizio più ampio, che include legami più stretti con democrazie liberali. Potrebbero questi sviluppi essere reversibili?



DIFFICOLTÀ
Le difficoltà che questo Paese è chiamato ad affrontare sono seconde solo a quelle dell’Ucraina. Nel caso moldavo parliamo di crisi rifugiati, difficoltà nel settore energetico controllato da aziende russe che sostengono la regione separatista della Transnistria. Secondo Pasa, poi, l’inflazione ha raggiunto il 20 per cento, un record negli ultimi trent’anni. Questo non solo per le pressioni dirette o indirette del governo russo, ma anche per una serie di contingenze logistiche. Ancora una volta però il regime di Vladimir Putin ha un ruolo.

Vitali Zveaghintev, fondatore di Zaw Energy Srl, spiega che, da quando la Marina russa ha aumentato la presenza nel Mar Nero, il porto principale attraverso cui arrivano le forniture a questo Paese senza sbocco sul mare, Odessa, non è più funzionale. Ma la questione è più ampia della guerra e dell’offensiva contro la quinta città ucraina.





Fornitori di materiali fotovoltaici, soprattutto cinesi, non vogliono neanche approdare nei porti rumeni o bulgari. Questioni geopolitiche o questioni di sicurezza? Non è dato sapere. Quello che è certo è che l’invasione russa in Ucraina ha causato, nell’arco di due settimane, flussi migratori senza paragoni con altri paesi. E questo crea difficoltà inaspettate.

Prima difficoltà. La Moldavia ha anche accolto a braccia aperte i rifugiati, non lesinando sui costi. Le Sim sono gratuite per tutti gli ucraini. Alberghi, ostelli e altre strutture ospitano i rifugiati, spesso gratuitamente, per essere poi rimborsati dal Governo. Il Governo ha incontrato esponenti europei, tedeschi e americani. Nomi importanti. Alcune negoziazioni, secondo persone presenti agli incontri, sono state però piuttosto tese.

La secondo complessità ha a che fare con la demografia. Se la maggior parte di giovani donne e adolescenti continuerà il viaggio verso l’Ue, le persone anziane probabilmente rimarranno. In Moldavia quasi tutti parlano rumeno e russo, molti parlano anche ucraino.

A questo poi si aggiunge la questione della sicurezza. Odessa è a solo due ore di macchina dalla capitale Chișinău. E la battaglia per Odessa è anche una battaglia per la Moldavia. Il Paese ha un esercito che conta meno di 10mila soldati. Solo nella Transnistria stazionano oltre 5mila truppe russe.

È logico, quindi, che qui la popolazione pensi che la resa della Moldavia in caso di un attacco russo sarebbe una questione di ore. Ma non solo. Quando/se la Russia inizierà l’attacco a Odessa, il numero di rifugiati ucraini nel Paese aumenterà, indebolendo ulteriormente la struttura sociale del Paese. La Moldavia è il secondo Paese più povero in Europa, dopo appunto l’Ucraina.

SOCIAL MEDIA
In questo contesto la manipolazione delle informazioni è particolarmente pericolosa. “Il problema principale della Moldavia ora arriva da TikTok, Instagram e Facebook, non dall’esercito,” dice Pasa. “Molto probabilmente i russi cercheranno di sfruttare la questione del gas e dell’elettricità, creando nuove crisi e proteste di massa. La Moldavia è piena di gente pagata dai russi”. Una situazione dunque molto precaria, di cui converrà che l’Europa si faccia carico.



Credit foto: nell’immagine, alcune persone che dall’Ucraina raggiungono il confine con la Moldavia. © Valerio Nicolosi