La desolazione delle patrie galere

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Aumenta la popolazione detenuta e lo scorso anno 54 carcerati si sono tolti la vita. Al 21 febbraio i suicidi sono già dodici, uno ogni quattro giorni.

Ancora cattive notizie dal pianeta carcere: nel 2021 la popolazione detenuta è aumentata, anche se di poco, dopo il calo verificatosi all’inizio della crisi innescata dal Covid. Ma non è tutto, perché, secondo i dati a disposizione, dall’inizio dell’anno in corso si è ravvisata anche una tendenza all’aumento dei i suicidi. Soffermiamoci su questo aspetto. Al 21 febbraio di quest’anno si sono verificati 12 suicidi negli istituti di pena italiani, uno ogni quattro giorni. Ha ragione il garante nazionale dei detenuti, Mauro Palma, ad affermare che questo “è un dato che non può essere né sottovalutato né tanto meno ignorato”.



Nel 2021, secondo Ristretti Orizzonti, 54 carcerati si sono tolti la vita, mentre l’anno prima, secondo il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap), i suicidi sono stati 61.

La scelta di porre fine alla propria vita ha senz’altro a che vedere con situazioni personali di profondo malessere, ma va anche detto che il carcere, così com’è, non aiuta i detenuti a uscire dalla spirale depressiva che spesso li avviluppa. Nella situazione in cui versano molti penitenziari del nostro paese, spesso caratterizzati da lacunose quando non assenti attività trattamentali, è facile farsi sopraffare da un senso di demotivazione e arrivare alla certezza di non avere più posto nel mondo di fuori.



Purtroppo, il problema dell’isolamento ha assunto proporzioni maggiori dall’inizio della pandemia che ha colpito anche il mondo carcerario. Per evitare i contagi sono state limitate pesantemente le già non sufficienti attività volte al recupero dei ristretti e ridotte anche le possibilità di comunicazione con l’esterno. Pensiamo ad esempio agli incontri fra carcerati e loro familiari. Un aspetto quest’ultimo, che ha contribuito a evidenziare l’importanza di dotare gli istituti in questione di strumenti tecnologici per agevolare le comunicazioni col mondo di fuori. La pandemia ha, insomma, sottolineato, amplificato, problemi già esistenti e apparsi ancora più complessi a causa della diffusione del virus.

“Solo un dialogo largo, unito a provvedimenti che rispondano alla difficoltà dell’affollamento particolarmente accentuata in questa situazione pandemica, può indicare la via da percorrere per ridurre le tensioni, ridefinire un modello detentivo e inviare un segnale di svolta nel nostro sistema penitenziario», ha affermato il garante Palma menzionato da Osservatorio Diritti, e l’affollamento è uno dei problemi che continuano a rendere molte carceri italiane invivibili, dei luoghi privi di umanità e per questo inadatti alla funzione del recupero prevista dall’Articolo 27 della Costituzione.





Secondo Osservatorio Diritti le statistiche mostrano un assottigliamento del divario fra presenze e capienza regolamentare degli istituti, ma il problema del sovraffollamento continua ad essere una pesante realtà in diverse regioni, Puglia e Lombardia in testa nel 2021, e in diversi penitenziari.

“Si continua a morire in carcere e di carcere”, afferma il garante campano dei detenuti, Samuele Ciambriello che rende note le statistiche relative ai suicidi avvenuti nel 2021 tra i detenuti campani: sette purtroppo riusciti, più 159 tentativi. È sempre Ciambriello a raccontare che quando una persona viene portata in carcere, “il primo giorno incontra il medico, lo psicologo e un educatore. Successivamente queste figure socio-sanitare le vede con un binocolo”. Se l’apparato statale non raggiunge la sufficienza in questo ambito c’è dall’altra il volontariato che sin impegna a fondo per provare a fatica a sopperire alle carenze appena menzionate. Secondo i dati del Dap ci sarebbe un volontario ogni 3,5 detenuti, ma secondo l’Osservatorio Antigone il rapporto è di 1 a 7.

L’anno non inizia in modo incoraggiante per le carceri. A maggior ragione ben vengano volontariato e garanti con buona pace di chi, dalle parti della solita destra giustizialista, vorrebbe abolire il sistema della garanzia che invece è sinonimo di civiltà.


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