“Nessuno stia vicino alle finestre”: il podcast di Valerio Nicolosi

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Alle 19 tutte le luci sono spente. In città è in vigore il coprifuoco che potrebbe durare fino a lunedì. Il racconto del terzo giorno di assedio.

Siamo alla fine del terzo giorno di assedio della città di Kiev. In questo momento siamo in un rifugio organizzato dall’ambasciata italiana. Stavo registrando la puntata ma ho perso tutto il montato. L’impostazione del podcast era diversa ma siamo dovuti correre nel bunker e spegnere le luci. Sopra di noi stanno sparando. Si sentono colpi a ripetizione. Ci sono droni da ricognizione. In questo momento c’è un combattimento in corso. Sono appena le 18.54. La nottata sarà lunga.



Due ore fa, alle 17, è iniziato il coprifuoco. Questo vuol dire che chiunque verrà trovato nelle strade sarà considerato un nemico da parte dell’esercito ucraino. La tensione in città è altissima. Per questo alle 19 bisogna spegnere tutte le luci, diventare invisibili per non essere colpiti. Il rischio è che il coprifuoco duri fino a lunedì. Significherebbe restare chiusi qui per giorni.

Il racconto di Valerio Nicolosi viene continuamente interrotto: “Non voglio vedere luci vicino alle finestre”.



Da questo momento, Valerio ci porta lì, tra le strade di Kiev: è un racconto per certi versi personale. “Lo avevo immaginato diverso” continua “ma credo sia necessario che la gente capisca cosa sta accadendo da chi lo sta vivendo in prima persona”. E ancora: “Ho fatto un errore: pensavo fosse una guerra lampo. Non ho con me neanche casco e giubbotto antiproiettile. Devo stare attento. La cosa peggiore è quando un giornalista diventa la notizia”. Valerio ha deciso di rimanere a Kiev nonostante in giornata sia partito il primo convoglio per far uscire i cittadini italiani dal paese (trovate il link al video più giù). “Sono rimasto per raccontare l’assedio di questa città”.
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VIDEO – Un gruppo di italiani si appresta a lasciare #Kiev. Erano rifugiati nella stessa struttura in cui ha trovato riparo l’inviato di MicroMega, Valerio Nicolosi, rimasto in città per documentare l’assedio della capitale ucraina, circondata dall’esercito russo