Immigrazione, il fallimento delle “navi quarantena”

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Inchiesta sulle condizioni a bordo dei migranti e dell’equipaggio, tra rivolte, turni infiniti di lavoro, navi non idonee, molestie sessuali.

La pandemia da Covid-19 ha toccato ogni sfera della nostra società e tra queste non potevano mancare le migrazioni, uno dei grandi temi degli ultimi dieci anni attorno al quale è nato ed è stato fomentato un dibattito politico troppo spesso distorto, per fini elettorali e di consenso.
Con la diffusione del virus in Italia il governo Conte II ha introdotto una serie di misure emergenziali: tra queste, l’impiego di traghetti di linea per mettere in quarantena i migranti appena sbarcati in Italia e provenienti dal Nord Africa.
Con il decreto n. 1287 del 12.04.2020 della Protezione civile il governo Conte ha di fatto noleggiato, negli ultimi 18 mesi, diverse navi e le ha riconvertite a hotspot galleggianti.
Micromega ha intervistato alcune delle persone che sono state a bordo e che hanno raccontato le condizioni degli ospiti e dell’equipaggio. Da qui è partita un’inchiesta sui costi, sulle condizioni sanitarie e umanitarie a bordo, sul rispetto dei diritti umani sulla sicurezza degli ospiti e dell’equipaggio.



COSTI

Il costo del noleggio delle navi è di 36mila euro al giorno per ogni nave e di 25 euro per migrante a bordo, una cifra importante se calcoliamo che le navi non hanno nemmeno un giorno di sosta e che a bordo ci sono state anche 900 persone contemporaneamente. In questo momento le navi operative sono cinque, tutte dell’armatore Grandi Navi Veloci, l’unico che si è presentato al bando.
A bordo per la parte logistica, di accoglienza e sanitaria opera Croce Rossa Italiana. I costi previsti nel contratto tra CRI e la Protezione Civile sono di 96mila euro al mese quando a bordo ci sono da 1 a 50 ospiti, 513.600 euro mensili quando a bordo ci sono dalle 451 alle 500 persone. Quando il numero degli ospiti sale fino a 700 il rimborso diventa di 23mila euro al giorno, 690mila euro al mese.
Facendo conti veloci per una nave che ospita di media cinquecento persone al giorno, il costo è di quasi 2 milioni di euro al mese (1.968.600), moltiplicato per le quattro o cinque navi che in quel momento sono operative a poche centinaia di metri dalle coste italiane.



CONDIZIONI A BORDO: PARLANO GLI OPERATORI

Il racconto delle rivolte: la testimonianza di Giulia

La pandemia raccontata da chi era a bordo: la testimonianza di Alessandro

“Impossibile assistere le persone a bordo”: la testimonianza di Fabrizio, psicologo

Porte d’emergenza sigillate per separare i diversi gruppi a bordo e non farli entrare in contatto, ponti senza oblò o uscite esterne dove vengono allestiti i settori Covid, i positivi al tampone non sempre divisi da chi ha avuto contatti.
I ponti sono corridoi da cui si accede alle cabine, dove in teoria dovrebbero passare tutto il periodo della quarantena le persone. I momenti di “aria” dovrebbero essere garantiti ma spesso non è possibile proprio per carenza strutturali.
La gestione a bordo non è semplice e Croce Rossa si è trovata a far fronte a un’emergenza completamente nuova con navi che non sono pensate e predisposte per questo tipo di impiego e le soluzioni spesso sono state inefficaci. Le testimonianze che abbiamo raccolto raccontano la vita di bordo e le difficoltà che hanno incontrato i testimoni.
A volte la quarantena non è di 14 o 10 giorni, secondo le disposizioni del Ministero della Salute, ma può essere di diverse settimane o addirittura arrivare a 40 o 50 giorni.





EQUIPAGGIO

La giornata media di un operatore della logistica, di uno psicologo, di un mediatore culturale è di 16 ore al giorno per 30 giorni consecutivi, senza una pausa. A volte dopo i 30 giorni di missione viene chiesto agli operatori di restare a bordo per un altro mese perché reperire professionisti che possano far fronte all’emergenza non è facile. Ci sono casi di mediatori culturali che sono stati a bordo per 3 o 4 mesi consecutivi, mantenendo dei ritmi frenetici. L’equipaggio è variabile da 25 a 35 membri, in base a quante persone migranti sono presenti a bordo.
Dalle testimonianze che abbiamo raccolto pare si siano verificate anche molestie sessuali perpetrate da uomini dell’equipaggio.
Per chi è stato a bordo, questo modello è fallimentare sotto tutti i punti di vista, in particolare perché “non mette al centro l’ospite”.



Intervista a Francesco Rocca e Francesca Basile di Croce Rossa Italiana

“La proporzione non è quella degli ospedali ma quella di altre strutture di accoglienza che gestiamo da anni a terra” spiega Francesco Rocca, presidente di Croce Rossa Italiana, che aggiunge: “Siamo sempre stati chiari con il governo, questa è una soluzione emergenziale che ha evitato problemi nei territori, ma tale deve rimanere. Per noi non è stato facile gestirla e il governo la deve chiudere il giorno stesso in cui termina l’emergenza sanitaria, altrimenti noi non saremo più disponibili a continuare”.