Ancora una nota su Jon Fosse, premio Nobel

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Jon Fosse è il druido della parola sottratta, impronunciabile e inconcepibile.

Per parlare ancora di Jon Fosse, Nobel da cinque minuti, citiamo il maestro barcellonese Enrique Vila-Matas, quando nel suo Un problema per Mac dichiara: Il fatto è che in realtà, e lo voglio dire senza indu­giare oltre, scrivere è smettere di essere uno scrittore. Nel saggio Bartleby e compagnia, Vila-Matas traccia una lunga linea che conduce dalla Letteratura al Silenzio, non della morte ma quello ben più radicale della decisione di tacere, da Hugo von Hofmannsthal e il suo Lettera di Lord Chandos fino a Beckett (Molti anni dopo Beckett ci dirà che persino le parole ci abbandonano e che con questo si è detto tutto.), ma noi possiamo prolungare tale filo ancora fino al norvegese Jon Fosse, druido della parola sottratta, impronunciabile e inconcepibile (Su ciò di cui non si può parlare si deve tacere., Wittgenstein naturalmente), significante e non significato, ancora Beckett – citato al momento dell’assegnazione – in Finale di partita, Un significato? Noi un significato! (breve risata) Ah, que­sta è buona! Che ne è stato della parola, che di chi la pronuncia? Abbiamo affrontato il tema anche altrove (ad esempio qui), ma qua possiamo aggiungere che, di fatto, dai tempi in cui fu descritta come parola tremante/ nella notte/ foglia appena nata/ nell’aria spasimante/ involontaria rivolta, ebbene: la sua condizione non è cambiata più, a parte per quell’appena nata, a cui nessuno sembra ormai potere credere. Dei dubbi che tale interpretazione ci suscita parlammo già nel presentare Fos­se alle gentili lettrici ai lettori. È la Letteratura che premia il proprio naufragio, l’autore non più scrittore, inventore o fabbro, ma mero registratore di parole di suoni di immagini, in quello che chiamammo un minimalismo o realismo integrale? E con ciò torniamo all’assunto di Vila-Matas. Il premio Nobel a Jon Fosse nuovamente invita la Letteratura a osservarsi, a studiarsi, a cercare di comprendere che cosa è oggi, che cosa è già stata, che cosa ancora sarà.



FOTO Wikipedia | Tom A. Kolstad / Det Norske Samlaget