“Due persone sono rimaste lì”: podcast di Valerio Nicolosi

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Il convoglio italiano è arrivato in Moldavia. Ma due persone che erano a bordo sono state fermate e rimandate indietro.

“Stiamo bene. Siamo in Moldavia. Stiamo respirando”. Questo il messaggio più atteso. Il viaggio è stato infinito. “Siamo stati bloccati più volte nel viaggio verso la Moldavia perché gli autisti erano ucraini”. Non sono tutti sono riusciti a varcare il confine, però. “Un ragazzo di Kiev, che voleva scappare, è stato fatto scendere e riportato indietro. Perché è un uomo. Perché deve essere un soldato e non può lasciare il Paese”. Con lui viaggiava la sua ragazza. “Lei poteva andare via. Ha scelto di restare. Di tornare indietro con lui”. Il resto della storia la lasciamo alla voce di Valerio Nicolosi, inviato di MicroMega.



Il racconto della fuga da Kiev

Cambiare un pannolino. Sterilizzare un biberon. Trovare acqua pulita, scaldarla per metterci il latte in polvere. Un’operazione normale per chi è a casa. Passare più di un giorno intero su tre diversi pullman, arrangiarsi con uno sterilizzatore per dieci bambini, non bere per lasciare l’acqua – quella “buona” – per i bambini sono solo alcuni degli ostacoli che deve affrontare chi scappa da una guerra.

La voce di Valerio Nicolosi, inviato di MicroMega, è evidentemente stanca e racconta la fuga dalle bombe di Kiev insieme a un gruppo di italiani che per giorni si sono rifugiati nel bunker dell’ambasciata italiana.



Diversi check-point attraversati, soldati dei reparti speciali che salgono armati di fucile puntando la luce per controllare chi c’è a bordo. L’ansia dei genitori per i propri figli che aumenta chilometro dopo chilometro. In molti mi hanno chiesto “perché spalano lungo il ciglio della strada?”. Perché serve la terra. Servono sacchi pieni di terra per difendersi dall’invasione e stringere il più possibile il cerchio intorno alla città e rendere difficile l’ingresso degli invasori. Dietro questi ripari improvvisati, questi sacchi di terra, i cecchini.

Quando ci sono tante armi, qualcuna sparerà. Questa frase, apparentemente banale, ha riempito la testa delle persone a bordo del convoglio. La speranza: che quel colpo – che prima o poi arriverà – non sarebbe stato esploso sul pullman o nei suoi pressi.





In questo podcast Valerio Nicolosi ci porta a bordo di quel bus, tra quei genitori, fra i pianti di quei bambini. E ritorna con la mente al primo messaggio che gli è arrivato sul cellulare non appena atterrato a Kiev, una settimana fa: “Lasciate immediatamente l’Ucraina, con qualsiasi mezzo”. Da quel pensiero, torna il racconto di un’invasione.
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