La resistenza di Kiev: podcast di Valerio Nicolosi

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Dopo 39 ore di coprifuoco la gente di Kiev torna in strada. Chi fa scorte di viveri, chi si prepara alla resistenza contro l'invasore.

Questa mattina vi ho raccontato i primi minuti all’esterno dopo le 39 ore di coprifuoco imposto dalle autorità locali sulla città di Kiev, una città sotto assedio ormai da quattro giorni da parte dell’esercito russo. Piano piano la città si è ripopolata quasi svegliandosi da un lungo sonno. Tutte le forze della popolazione civile, oggi, sono state dedicate a fare scorta di cibo e acqua. In tarda mattinata ho incontrato diverse persone in fila fuori dai supermercati, dai negozi che vendono generi alimentari, e dalle farmacie. Le persone raccontano storie di resistenza, di sfiducia nei confronti dell’occidente che non li ha sostenuti. Hanno però timore a farsi riprendere o fotografare: hanno paura che i russi possano vincere, prendere il potere, mettere su un governo fantoccio, e poi ricercare tutte le persone che si sono esposte contro di loro, perseguitando e reprimendo quelli che potrebbero essere i diffidenti di domani.



Ho parlato con un ragazzo appena uscito dal supermercato. Ha 27 anni, è un informatico, si è appena laureato e lavorava in un’azienda che si occupa di tecnologia. Mi ha raccontato delle difficoltà anche nelle piccole cose: è difficile ritirare ai bancomat e spesso i sistemi di pagamento elettronici non funzionano. Mi ha portato nel rifugio, una sorta di scantinato sotto un grande palazzo, in cui ha trovato riparo. In uno spazio da cinque, sei persone erano in 25. Questo è il racconto della fine del coprifuoco, della resistenza ucraina e dell’assedio che continua.
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Voci da Kiev sotto assedio: i podcast di Valerio Nicolosi



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