“L’Iran in fiamme”: le lotte centenarie di un popolo in rivolta

A quasi due anni dallo scoppio delle rivolte in Iran guidate dal grido “Jin Jiyan Azadi”, il libro “L’Iran in Fiamme” di Arash Azizi ci racconta le lotte del popolo iraniano dell’ultimo secolo. A partire da quelle per i diritti delle donne, fino alle rivolte delle minoranze discriminate come gli afghani e i bahai, passando per le lotte sindacali e ambientaliste. Questo libro coinvolgente accompagna i lettori nella scoperta di una cultura sotterranea che non si è mai piegata alla sottomissione dei regimi.

Simone Zoppellaro

Nell’orrida egemonia culturale della geopolitica, che imperversa tanto in Europa e negli Stati Uniti quanto nella Russia di Putin, la società civile viene sistematicamente sacrificata. Oggi marginalizzata in narrazioni sempre più appiattite agli interessi economici e strategici di autocrazie e potenti la voce della società civile rappresenta – in una pluralità di contesti geografici – il reale motore della nostra storia.
Quella iraniana e delle ondate di proteste che continuano, è senza dubbio una delle pagine più luminose di rivolta popolare degli ultimi anni. Come un fiume carsico continua a riemergere in superficie nonostante la spietata repressione operata dal regime. “Mentre la stella dell’autoritarismo è in ascesa in tutto il mondo, gli iraniani bussano alla porta della storia, con l’obiettivo di riprendersi il proprio Paese e di scuotere l’immaginazione politica mondiale”. Con queste parole Arash Azizi, giovane storico iraniano in esilio e firma di quotidiani prestigiosi, dal New York Times al Guardian, ci accompagna alla scoperta di una galassia sterminata quanto ignorata, che è testimonianza di come una grande civiltà storica, quella persiana, sia ancora in grado di riservarci soprese; e questo a discapito di quell’impasto tossico di ultra nazionalismo e clericalismo di cui è composto il regime.
Il risultato è un libro coinvolgente e pieno di passione, che ci porta a scoprire una cultura spesso sotterranea, assai vitale e innovativa, che ben lascia intravedere che cosa il futuro potrebbe riservare a questo magnifico Paese se un giorno si lascerà alle spalle la favola nera dei Mullà. Tanti i volti e le storie che si intrecciano in queste pagine, che testimoniano come dietro una gioventù inquieta e creativa ci sia una tradizione di lotte che segna tutto il Novecento persiano, dalla Rivoluzione costituzionale di inizio secolo, passando per l’ascesa di Mossadeq stroncata da un colpo di Stato ordito dal Regno Unito e dagli Usa, fino alla Rivoluzione del 1979 che, nonostante l’esito disastroso in cui sfociò, riuscì ad imporsi anche grazie al supporto determinante di tanti gruppi di sinistra.
Ricordo, quando vivevo a Teheran, il racconto di un medico sugli 80 anni che faceva il turno di notte in un ospedale situato vicino a un carcere. Ogni notte, mi raccontava, continuavano senza sosta i colpi di arma di fuoco: si trattava delle esecuzioni di prigionieri politici di sinistra, tutti rivoluzionari che avevano contribuito in vari gruppi – spesso involontariamente – all’ascesa di Khomeini. Si stima che si fossero raggiunti circa 30.000 morti nel giro di pochi mesi, nel 1988. Una pagina di storia spesso rimossa, in primis da quella parte di sinistra europea e americana che, insieme a segmenti importanti della galassia neofascista, ha guardato e guarda con simpatia al regime degli Ayatollah.
Ma torniamo al bel volume di Azizi che, partendo dalla lotta – che certo non inizia negli ultimi anni – contro il velo obbligatorio e per i diritti delle donne, ci racconta altre battaglie meno note portate avanti con un coraggio e una determinazione che dovrebbero essere di ispirazione per tutti noi. Dal movimento sindacale all’ambientalismo, dalla libertà di espressione alla resistenza dei bahai, minoranza non riconosciuta e perseguitata dal regime, dai rifugiati afghani sistematicamente discriminati eppure politicamente attivi, alla lotta infine di tanti giovani che, paradosso solo apparente per chi conosce l’Iran, si ribellano solo perché vorrebbero una vita normale – l’affresco che ne risulta è caleidoscopico, affascinante, importantissimo per ricordarci che il movimento ‘donna, vita, libertà’ tutto è fuori che un fuoco fatuo destinato a svanire nel buio.
L’Iran in fiamme di Azizi, appena uscito in Italia per Solferino nella traduzione di Raffaele Cardone, è uno strumento imprescindibile per chi si voglia accostare a una realtà articolata e complessa come quella dell’Iran contemporaneo. Ritratto spesso come un monolite, l’Iran di ieri e di oggi, nella sua pluralità inesausta, nella suo saper innovare continuamente una molteplicità di tradizioni culturali e religiose che attraversa i millenni, ricorda il pirandelliano Uno, nessuno e centomila nella sua ineffabilità radicale. L’Iran è una fonte da cui l’umanità non ha mai smesso di attingere fin dall’alba dei tempi, ma definire cosa sia in concreto questa fonte è forse impossibile.
Che cosa ci riserveranno i prossimi anni, dopo la nuova ondata repressiva del regime, è impossibile dirlo. Certo è che si tratta di un Paese in continua e rapida evoluzione, che assai difficilmente si rassegnerà a un dominio militare e politico che rappresenta solo una parte della popolazione e che mira a colpire senza nessuna pietà quell’altra parte che non vi si sottomette. Riuscirà a trovare una sintesi armonica, capace di abbracciare le sue diverse anime, l’Iran del futuro? Forse è questa la sfida più grande che attende il Paese, salvo voler ricadere in una delle diverse formule politiche, tutte provvisorie e insufficienti, che hanno segnato la sua storia moderna.



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